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LIVIO FERRARI CONFERMATO PORTAVOCE DEL MOVIMENTO NO PRISON

Venerdì 11 novembre il Movimento "No Prison" si è ritrovato in assemblea a Milano, nel corso della quale è stato nominato il nuovo Consiglio, così composto: Ferrari Livio, Merino Alonso Alicia, Mosconi Giuseppe, Spina Giovanni e Zamparutti Elisabetta, e confermato per il prossimo triennio il suo Portavoce nella figura di Livio Ferrari, giornalista, scrittore e cantautore, fondatore e presidente del Centro Francescano di Ascolto di Rovigo.

L’assemblea ha preceduto la convention “Basta parole: superare il carcere”, che ha visto confrontarsi sul tema, oltre che lo stesso Ferrari anche, tra l’altro, Gherardo Colombo, Luciano Eusebi, Luigi Pagano, Elisabetta Zamparutti, Giuseppe Mosconi e Federica Brunelli, tutti concordi nell’affermare che le morti e violenze che continuano a segnare le esistenze carcerate rendono ancora più evidente quanto affermato già nel 2012 dal “manifesto No Prison”, indicano anche che siamo in ritardo per modificare l’attuale assetto dell’esecuzione ed è perciò doveroso fare un salto di paradigma da parte di chi ha le responsabilità legislative, per buttare un vestito vecchio come quello del nostro carcere, che produce tanti morti e sofferenza, a favore di un modello di esecuzione delle condanne che riduca al minino la perdita della libertà, rispettando i diritti delle persone condannate, e sia foriero di restituzione del danno alle vittime e recupero della legalità, un salto di paradigma la cui drammatica responsabilità ricade su governo e parlamento.

“Sono trascorsi 10 anni da quando Massimo Pavarini ed io – afferma Livio Ferrari - abbiamo scritto il manifesto “No Prison”, venti punti per affermare un’idea di pace e riconciliazione che riduca il più possibile il dolore e la sofferenza, in tanti casi la morte, delle persone che hanno commesso dei reati e una fondamentale attenzione alle vittime.Il bollettino dei disastri che questi luoghi producono nel nostro Paese sono all’attenzione di tutti, una scia di sangue che di anno in anno non si arresta in quanto continua un’assenza e una latitanza della politica dei governi che si succedono, mentre è urgente intervenire con scelte che riportino la legalità anche nelle città recluse attraverso delle modifiche sostanziali”.

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