“Iperincarcerazione. Neoliberismo e criminalizzazione della povertà negli Stati Uniti”
di Loic Wacquant
Ed. Ombre Corte, 2013, pagg. 141, € 15,00
A partire dalla metà degli anni Settanta gli Stati Uniti hanno sperimentato una graduale sostituzione della regolazione della povertà attraverso il welfare con un continuum carcerario-assistenziale che intreccia e connette i discorsi, le pratiche e le categorie del workfare con quelle di un apparato penale ipertrofico e iperattivo. Questo passaggio, però, non riguarda tutti gli americani: esso si manifesta soprattutto nei confronti dei poveri, dei pericolosi, dei reietti, di coloro che si mostrano recalcitranti al nuovo ordine economico ed etnorazziale che va delineandosi sulle ceneri del defunto sistema fordista-keynesiano e del ghetto urbano in via di sgretolamento. Colpisce dunque soprattutto il sottoproletariato di colore delle grandi città, i segmenti dequalificati e precari della classe operaia, e coloro che, rifiutando un "lavoro schiavistico" e un salario da fame, si rivolgono all'"economia informale di strada". La tesi a cui giungono i documentati saggi qui raccolti è che questa trasformazione si presenta strettamente connessa alla complessiva ristrutturazione neoliberista del mercato e dello stato. I nuovi criteri di criminalizzazione e di controllo sociale rappresentano solo la punta dell'iceberg di un complesso di politiche pubbliche che comportano la riorganizzazione e il ridispiegamento dello stato. L'obiettivo è rafforzare i meccanismi di mercato e di disciplinare il nuovo proletariato post industriale tenendo a freno la disarticolazione...
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